“Come ci siamo allontanati. Che cosa tetra e bella […]” scriveva Franco Fortini all’amico Vittorio Sereni. Ma oggi, nell’anniversario della sua scomparsa, questi versi vogliamo farli un po’ nostri. Perché sì, ben ventisei anni sono passati da quel 28 novembre 1994 e, se da un lato la distanza sembra incolmabile, dall’altro Fortini è stato ed è onnipresente. Anche nella famiglia San Marco dei Giustiniani, che per lui ha curato la raccolta Una obbedienza. 18 poesie 1969-1979.
La carriera
Nato a Firenze il 10 settembre 1917, Franco Lattes (Fortini è il cognome della madre da lui adottato nel 1940) non fu mai, infatti, solo ed esclusivamente un poeta: è autore di opere di saggistica e critica letteraria nonché di numerose traduzioni, tra cui spicca la versione dall’inglese del poemetto Lycidas dell’artista seicentesco John Milton. Per non parlare poi della sua intensa e continua attività di pubblicista e, non con meno importanza, ha avuto quella di professore di Storia della critica letteraria presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Siena. Cattedra ottenuta solo dopo alcune esperienze presso istituti di istruzione secondaria nel milanese.
Nulla è sicuro, ma scrivi.
Una vita intellettuale piena che, nello stesso tempo, l’ha visto sempre estraneo a qualsiasi gruppo, movimento e sensibilità generazionale. Da quelle realtà che, per citare Andrea Zanzotto in apertura
di Una obbedienza definisce: “portatori d’identità”. Ma il fatto che la sua voce non possa essere associata ad una tendenza precisa, non significa che non abbia risentito delle proposte coeve o che non abbia, a sua volta, influenzato altri artisti. Non a caso, la prima cosa che dobbiamo tenere a mente avvicinandoci alla sua poetica, è quanto sia primario per Fortini il rapporto fra poesia e contesto extraletterario. E tale tensione deriva primariamente dalla sua militanza politica, squisitamente a sinistra, come dimostra l’adesione al PSI sin dal 1944.
L’obiettivo, infatti, seguendo le orme di uno dei suoi maestri, il poeta veneto Giacomo Noventa, era sempre stato quello di andare oltre la poesia. Toccando così la storia, le forme della produzione, i conflitti sociali e la crisi di valori degli anni Cinquanta. Un’instabilità che deriva, prima di tutto, dall’indebolimento degli ideali resistenziali a lui cari e, in secondo luogo, dalla necessità del poeta e più in generale della figura dell’intellettuale, di doversi ricollocare in una società senza più slanci ideologici, dominata dalla “restaurazione” della DC. E in questa realtà, la sola arma a disposizione dell’artista è la scrittura: “Nulla è sicuro, ma scrivi” è il suggerimento degli ultimi versi della poesia Traducendo Brecht. Anche se “la poesia non muta nulla” costituisce l’unico strumento per potersi ribellare ed affermare. Prima di tutto come uomo.
Una obbedienza, 18 poesie 1969-1979
Come precedentemente accennato, con le Edizioni San Marco dei Giustiniani Franco Fortini ha pubblicato nel 1980 Una obbedienza. 18 poesie 1969-1979. La raccolta, caratterizzata da
componimenti in cui opera un’implacabile forza di riduzione e scarnificazione, fu fatta uscire in coincidenza con la mostra del pittore d’arte contemporanea Ennio Morlotti. Non è un caso: all’opera fu dedicata una speciale edizione per bibliofili a tiratura limitata, impreziosita da un’acquaforte originale dell’artista lombardo a cui Fortini dedica il testo From Wall to Wall. Ripubblicata poi nel 2005 nella collana più agevole “Quaderni del tempo”, e non nei “Quaderni di poesia” come in precedenza, in apertura presenta una novità. La nuova versione, infatti, include una lettera datata 22 dicembre 1979 all’editore stesso: Giorgio Devoto, verso cui il poeta non manca mai di sottolineare la propria stima nei numerosi contatti tra i due, in cui aggiunge una serie di istruzioni riguardanti la struttura dell’opera, che segue scrupolosamente passo passo. All’introduzione poi, realizzata dal poeta Andrea Zanzotto, seguono i componimenti di Fortini suddivisi in tre gruppi: Cinque recitativi (1975-1977), Circostanze e Una obbedienza che dà il titolo all’intera raccolta. Ed è sicuramente, come sottolineato dalla Gazzetta di Parma in un articolo promozionale alla stessa: “[…] un’obbedienza alla poesia, che Fortini non ne conosce altre di sicuro”.
