Viktor Ullmann, scena quarta dalla prima parte del Canto di vita e morte dell’Alfiere Christoph Rilke.
Dodici pezzi sul poema di Rainer Maria Rilke per voce recitante e pianoforte.
Legge e interpreta Roberto Tomaello.
Viktor Ullmann, sviluppando un linguaggio personale, capace di produrre con l’alchimia armonica di Strauss e Berg un composto personale e visionario, a Terezin eseguì e compose molte opere. L’ultima fu un melologo: un trasfigurato teatro dell’ascolto costruito soltanto con un attore che recita un testo ellittico ed elusivo scritto da Rilke trent’anni prima, ambientato in anni lontani, dedicato all’impossibilità di ritornare all’amore e alla vita, dopo la guerra, ogni guerra ogni dolore, e un pianoforte che gli suona intorno, lo suona dentro rendendone le cesure di ogni frase risuonanti di indicibili destini. Ascoltare oggi quella pagina, estrema, eccezionale per destino e per valore, permette di sentirci dolorosamente vicini alla fragile ma fremente verità di tutti quelli che, come scriveva Ullmann «lottano nella vita come nell’arte per trionfare di una Materia che pur sempre resiste».
Per non dimenticare, la Fondazione Giorgio e Lilli Devoto ha presentato, in collaborazione con l’Associazione Musica&Cultura San Torpete, la Fondazione Palazzo Ducale, l’Associazione Pucciarelli, Vivere nonostante tutto. Viktor Ullmann, un musicista nel ghetto di Terezin, a Palazzo Ducale il 16 febbraio 2020.
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