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Settimana della Memoria – Parte III

Viktor Ullmann, Margaritelech.

Canta Melissa Taranto, della Scuola di Musica ‘Franco Pucciarelli’, accompagnata al pianoforte da Silvia Vignolo.

Fu una perversa finzione, il campo di Theresienstadt, anticamera di Auschwitz. Aperto dal febbraio del 1942 all’ottobre del 1944, il campo dei musicisti fu teatro di opere, concerti, teatro, seminari di studio; fu persino usato come set di propaganda (nell’immonda recita filmata nel Führer dona una città agli Ebrei) per celare la realtà dell’Olocausto alle organizzazioni internazionali (le novantamila successive deportazioni, le trentamila morti nel campo). Ma fu anche, una profonda verità, per i musicisti, gli artisti che cercavano di vincere la materia (le sue ragioni, le sue abiezioni) nella tragedia della loro quotidianità e per farlo, come aveva testimoniato Primo Levi, avevano fatto appello al potere della forma. Grandi compositori, rubati alla loro vita, al loro destino di uomini e autori, come il ceco Hans Krasa (l’autore di Brundibar) o l’austriaco Viktor Ullmann trovarono nella musica lo spazio nel quale volevano vivere, il momentaneo ma inespugnabile rifugio dall’ambiente nel quale erano obbligati a vivere, la ragione per non sedersi «a piangere sulle rive dei fiumi di Babilonia».


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