Viktor Ullmann, Alleluja.
Canta il Piccolo Coro Faldi diretto da Cecilia Cereda.
«Sul leggio del direttore, la mano si è arrestata. Il braccio è rimasto alzato, quasi impietrito nel gesto interrotto. Dopo un istante è percorso da un brivido e cade con mossa stanca. Schächter si rende conto che il silenzio è penetrato qui dal di fuori, da sopra, da ogni luogo, e adesso si diffonde quaggiù, stridente e imperioso. «Se ne vanno!», esclami, «Se ne vanno!», gridano i nervi eccitati, «Se ne vanno!», sibila un sospiro segreto. Nella profonda, vasta cantina lo sguardo stanco del direttore scivola da un punto all’altro, nota con estrema stanchezza gli spazi vuoti fra le fila, in ognuno di quegli spazi c’erano uomini, amici, cantanti. Lassù in alto, al di sopra di loro, scarpe chiodate colpiscono il duro selciato della strada di Terezín. Uomini e donne e bambini si trascinano verso i carri bestiame e si accingono a intraprendere un viaggio verso un’ignota e spaventosa meta. Non si può cantare adesso, anche Schächter lo ammette, eppure, come un sonnambulo, come obbedendo ciecamente a un qualche ordine del subcosciente, prende in mano la bacchetta con mossa lenta. «Continuiamo la prova, dice con voce velata, adesso non possiamo smettere. Cominceremo daccapo, dall’inizio:»
Josef Bor, Il Requiem di Terezin
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